Roma, 6 gennaio 2011
L’associazione delle Guide Ufficiali ed Esclusive del Parco Nazionale del Pollino mi ha riservato negli scorsi giorni prenatalizi una inaspettata attenzione. Sul suo blog ho trovato la notizia della mia partecipazione, l’11 dicembre 2010, ad una tavola rotonda organizzata dall’APT di Basilicata, della quale non ho avuto modo di leggere o sentire molto sugli organi di stampa e di informazione.
La straordinaria (?) rivelazione è accompagnata da sgradevoli commenti sulla mia persona, conditi da espressioni cariche di una tanto evidente quanto incontenibile antipatia nei miei confronti e di un desiderio immediato e smodato di dileggiarmi.
Si legge sul blog:
“Associazione Guide Ufficiali ed Esclusive del Parco Nazionale del Pollino: TAVOLA ROTONDA dal titolo “I PARCHI NATURALI tra tutela e nuovi modelli di valorizzazione e fruizione” organizzata dall’APT Basilicata sabato 11 dicembre 2010 ore 11.00 - Sala Congressi Park Hotel Potenza. Il direttore attuale l’Ing. Annibale Formica, (già direttore) ha affermato che questo Parco fin dalla sua nascita non è stato mai gestito.”
Seguono commenti, quali:
“Associazione Guide Ufficiali ed Esclusive del Parco Nazionale del Pollino:perchè non si dimette, cosa ci stà a fare li? Vai a raccogliere la ginestra al tuo paese e usa il succo di euforbia come collirio.”
“Associazione Guide Ufficiali ed Esclusive del Parco Nazionale del Pollino:meno male che lo dice lui stesso!!Come se venisse dall’alaska e non vivesse nel territorio…Testa di cazzo!…… ”
“Associazione Guide Ufficiali ed Esclusive del Parco Nazionale del Pollino: … non c’è dubbio è un’affermazione grave, specie se rammenta che buona parte della gestione ha visto la sua presenza e che purtroppo avrà un seguito per qualche altro anno … magari smentirà la dichiarazione come fa’ il Silvio nazionale!!”
L’affermazione attribuitami del “Parco fin dalla sua nascita non è stato mai gestito “ è vera ed esatta e la ribadisco.
E mi fa piacere che l’associazione Guide l’abbia colta nella sua essenza e l’abbia ripresa e rilanciata, tenuto anche conto della scarsissima presenza e partecipazione di pubblico all’incontro.
Per completezza d’informazione, tuttavia, sarebbe stato, forse, utile riferire, comunque, dei diversi e molto qualificati interventi. Le argomentazioni sviluppate, il cosiddetto contesto, molto ampie ed approfondite, hanno riguardato, infatti, un tema rilevante ed attuale per il Pollino: “I parchi naturali tra tutela e nuovi modelli di valorizzazione e fruizione“.
Indipendentemente dal linguaggio usato, anche i commenti, seguiti sul blog alla “straordinaria rivelazione”, si riferiscono ovviamente a mie responsabilità che confermo. Del Parco Nazionale del Pollino, infatti, io sono stato direttore dal 17 febbraio del 1995 al 20 ottobre 2002 e sono tornato ad esserlo ancora dallo scorso 24 settembre 2009.
Del Pollino e della idea di parco, inoltre, mi sono costantemente interessato, dagli anni ’70 in poi, impegnandomi in modo personale e diretto, esponendomi notevolmente alla pubblica opinione e lasciando del mio impegno umano, culturale, professionale, sociale e politico tracce consistenti ed evidenti, che non ho alcuna intenzione di nascondere, di omettere, di smentire, anzi ho sempre più intenzione di mettere in evidenza.
Accetto, perciò, tutte le critiche, anche quelle che mi feriscono profondamente, e tutte le conseguenze, anche quelle più negative per i miei interessi morali e materiali.
Sto al rischio di quel detto napoletano: “Quanno a furmicula mette e scelle, vò murì!”, che, tradotto, vuol dire: “chi vuol fare cose non alla sua portata è destinato a soccombere”.
La gestione è parola alquanto complessa nella sua accezione; si presta, oltretutto, ad una serie di interpretazioni molto diverse fra loro ed articolate, di non semplice declinazione. “Gestione” era, nel 1979, una parola “chiave” del Progetto Pollino della Regione Basilicata.
In Concorso Nazionale di Idee per la creazione del Parco Naturale del Pollino e il Progetto Pollino, che ne è seguito, prospettavano, appunto, l’idea di un “parco-gestione”, in netta contrapposizione al “parco-vincolo” o al “parco-divertimento”.
Il Parco, che si voleva per il Pollino, doveva essere un mezzo e non un fine; doveva essere una modalità d’uso delle risorse da gestire; doveva avere finalità di conservazione attiva e di sviluppo durevole.
In quell’idea di parco-gestione si indicava la necessità di passare, cioè, dalla “tutela” alla “gestione della tutela”, tenendo a base delle azioni del Parco la conservazione della natura, la centralità dell’uomo e la interdisciplinarietà.Un approfondimento di questi aspetti si può trovare nei “Criteri” per la redazione degli strumenti di pianificazione, programmazione e gestione del Parco (P.p.P., R.P., P.P.E.S., S.I.T.), posti a base della deliberazione n. 134 del 3 giugno 1997, con la quale il Consiglio Direttivo di allora approvò il pubblico incanto per l’affidamento dell’incarico di progettazione.
All’applicazione di tali principi, che qui sopra ho sinteticamente richiamato, ho cercato di ispirare tutta la mia attività: quella fuori e dentro il Parco, quella prima, durante e dopo il Parco, quella con e senza responsabilità di direzione e quella di cittadino del Pollino, compresa quella, in ultimo, di abitante del piccolo paese di San Paolo Albanese, dove, un tempo, anch’io mi adoperavo a “raccogliere la ginestra”, che le scorse generazioni lavoravano e trasformavano in tessuto.
Di tutte queste cose io sto provando da alcuni anni a raccontare, con umiltà ed orgoglio insieme, sul mio blog:www.annibaleformica.it.
Non è facile, però, raccontare; occorre, anche, che qualcuno ascolti, presti attenzione, legga, approfondisca, prenda consapevolezza e, soprattutto, utilizzi con intelligenza la capacità di discernere.
A nessuno di coloro che hanno avuto ed hanno a cuore le sorti del Pollino può, tuttavia, sembrare di poco conto o indifferente il fatto che la storia dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, dalla sua istituzione ad oggi, indipendentemente dalle diverse cause e dalle singole responsabilità, alle quali nessuno, comunque, potrà mai sottrarsi, abbia avuto alterne vicende che non hanno certamente favorito il suo decollo.
Il ruolo della gestione nel Parco per me è stato sempre cruciale ed l’ho ripetutamente evidenziato, cercando di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’argomento, come dimostrano tanti articoli e documenti, tra i quali:
- “Il parco fonte inesauribile e unica di innovazione”, pubblicato su La Provincia di Cosenza il 5 giugno 2000. (Clicca: http://annibaleformica.it/files/2008/11/articolo_5_giugno_2000.pdf)
- “Le attività gestionali del Parco e gli interventi di conservazione, tutela, valorizzazione e fruizione”, pubblicato sulla Rivista “Basilicata Regione Notizie”, n.99, 2001. (Clicca: http://annibaleformica.it/files/2008/06/documento_attivita_gestionali.pdf)
- “Parchi del sud la vera sfida è la gestione”, pubblicato su la Repubblica del 9 dicembre 2001. (Clicca:http://annibaleformica.it/files/2009/02/articolo-repubblica_9_dicembre_2001.pdf)
- “Parco Pollino. Una storia tutta in salita”, pubblicato su il Quotidiano della Basilicata del 13 aprile 2007. (Clicca: http://annibaleformica.it/files/2008/06/articolo_13_aprile_2007.pdf)
Non sempre e non a tutti riesce di argomentare bene le proprie opinioni, ma non sono le parole volgari a migliorare e ad accrescere la qualità e la chiarezza delle finalità e dei contenuti del proprio impegno.
Esprimersi, ciononostante, con volgarità è un diritto al pari della più generale libertà di espressione.
Non sorprende, perciò, che qualcuno si trovi più a proprio agio se parla nel solo modo che conosce.
Non è un obbligo, però, parlare quando non si è in grado di trattare una materia importante e di altissimo profilo sociale, politico, culturale, scientifico, qual è quella della gestione di un parco.
È un problema, oltretutto, di buona educazione. Nel parlare, come nello scrivere, la buona educazione si accompagna sempre ad una qualità della formazione della persona, che mai prescinde dal rispetto per gli altri.
È il solo modo di essere dei cittadini “completi”, come li chiama Martha Nussbaum, titolare della cattedra di diritto e di etica a Chicago; cittadini, cioè, capaci di prendere le distanze dalla propria “animalità”, di pensare da soli e di riuscire anche a immaginare il significato delle difficoltà, delle preoccupazioni e dei pensieri degli altri, specialmente quando occorre essere capaci di immaginare tutta una molteplicità di questioni complesse che possono avere un’influenza sulla storia della vita umana nel suo svolgersi.
Annibale Formica
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